Proloco Covo

La mezzanotte dell’anno

, Podcast Vera Bugatti, nata a Brescia (Italia) nel 1979, si è laureata in Conservazione dei Beni Culturali a Parma ed è stata assegnista di ricerca a Mantova con una tesi dedicata ai trattati eterodossi del Cinquecento. Ha pubblicato saggi di ricerca storica e iconologica e ha collaborato con redazioni. Attiva dal 2008 ed esperta di Anamorphic Street Painting dal 2015, ha dipinto in Italia, Olanda, Francia, Germania, Irlanda, Croazia, Austria, Malta, Svezia, Danimarca, Bosnia Erzegovina, Portogallo, Spagna, Lettonia, Russia, Gran Bretagna, Bulgaria, Belgio, Stati Uniti, Messico, Emirati Arabi Uniti e India. Considera l’Urban Art come una declinazione della sua poetica artistica, con continui riferimenti alla vivibilità del pianeta, ai disturbi dell’uomo e alle problematiche sociali. Lavora anche con diverse tecniche e materiali. Innanzitutto le figure in rilievo realizzate intrecciando fili con l’ausilio di chiodi, tenaglie emartello. Poi le scatole ottiche in legno, con serrature che permettono di osservare cosa c’è dentro, che contengono quadri o specchi leggermente deformati. Sbirciando si intravedono Mondi Novi moderni, mondi a volte inquietanti. “La mezzanotte dell’anno” è una reinterpretazione emotiva di Vera Bugatti dell’iconografia di Santa Lucia, martire siracusana vissuta alla fine del III secolo e morta sotto la persecuzione di Diocleziano. L’idea nasce dalla presenza sul territorio di Covo di un antico oratorio, già testimoniato dalle visite pastorali seicentesche, dove la Santa compare in un affresco accanto alla Vergine di Loreto e dalla volontà di raccontare con l’opera una delle leggende a cui grandi e piccini, bergamaschi e bresciani, sono più affezionati. Il titolo dell’opera trae ispirazione dal verso di un’opera di John Donne, poeta metafisico inglese dei Seicento: “Notturno sopra il giorno di Santa Lucia, il più breve dell’anno”, nel quale il giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre, è definito “la mezzanotte dell’anno” (the years midnight) perché è il più breve. Un’opera densa di pathos e dolore, che ha ispirato la street artist bresciana nella sua rilettura. Pur citando il poeta neltitolo la Bugatti, per reazione, ha scelto di ricoprire il capo della sua Lucia di fiori, frutti, foglie, insetti palpitanti, colore. La Santa Lucia che ne esce, come potete ammirare, è una versione rigogliosa che esalta la caparbietà emersa dalla passio, ma lascia lo sguardo fuggevole della martire impresso nei passanti. Un volto che in parte ispira soggezione, mentre il muso dolce dell’asino assume un atteggiamento più teso. Il dettaglio degli occhi di Lucia, come attributo iconografico, è presente ma in una visione più soft che è quella di una piantina le cui foglie “ci osservano” e che culmina in un giglio, simbolo di candore, su suggestione della Santa Lucia di Francesco del Cossa (uno dei pittori più importanti della scuola ferrarese del XV secolo) conservata nella National Gallery of Art di Washington. Lucia è carica di potenza, con un’intensità che la rende interiormente inamovibile ma ne lascia trapelare i timori. L’opera è un notturno interiore (dell’artista, della martire, del poeta) che emana luce, una sorta di paradosso cromatico, colore che nasce dall’ombra come primavera che esplode nell’inverno. Permane però un’inquietudine, l’ombra incancellabile di una morte violenta che ci deve ricordare le molte altre precedenti o coeve, le vite tolte in nome dell’egoismo di altri. Un’indicazione tecnica: l’opera è anamorfica e va vista arrivando da destra. Vi accorgerete camminando che il dipinto si distorce fino ad essere allargato e schiacciato dal lato opposto al punto di vista. Fotografatelo da davanti e poi di lato oppure provate a registrare un piccolo video camminando e lo vedrete riformarsi. Mappa dei Murales La visione di CURE è duplice, la prima e più evidente è il dare vitalità e qualità al territorio attraverso l’arte urbana ed iniziative varie, la seconda è invece quella di costruire e rafforzare il rapporto che la popolazione, e principalmente i giovani, hanno con il nostro territorio, il contesto in cui viviamo e radicare in essi un profondo senso di appartenenza e un atteggiamento proattivo davanti alle problematiche sociali, costruendo così un buona base di cittadinanza attiva e partecipata.